L’Anello dei Sibillini
I Sibillini in uno spettacolare itinerario ad anello molto impegnativo, sia per la distanza che per il dislivello accumulato. La varietà nel paesaggio, dalle colline con i campi coltivati alle montagne con i pascoli in quota. Le strade silenziose e poco frequentate. I borghi caratteristici e i luoghi leggendari fuori dal tempo.
Tabella riassuntiva del percorso | |
Lunghezza | 150 km |
Aumento di quota stimato che significa? | 3.600 m |
Quota minima | 447 m |
Quota massima | 1539 m |
Pendenza massima | 13% |
Tabella chilometrica | tabella |
Traccia gpx tutorial | download |
Salite principali | |
Valico Rustici da Amandola | altimetria |
Monastero da Pian di Pieca | altimetria |
Fiegni dal lago di Fiastra | altimetria |
Campobonomo da SP98 | altimetria |
Valico Arette da Cupi | altimetria |
Frontignano da Ussita | altimetria |
Forca di Gualdo da Castel Sant’Angelo sul Nera | altimetria |
Forca di Presta dal Pian Grande di Castelluccio di Norcia | altimetria |
Passo Pescolle da Piano di Montegallo | altimetria |
E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!Giacomo Leopardi, Le ricordanze
Sibillini, i Monti Azzurri, un massiccio montuoso calcareo lungo circa 40 chilometri, appartenente alla catena appenninica centrale, situato tra le Marche e l’Umbria. Le sue cime si elevano in molti casi ben al di sopra dei 2000 metri. Il loro profilo, ben visibile anche dalla costa adriatica, si staglia scuro ad Ovest contro il cielo rosso del tramonto. La roccia chiara assume il tipico colore rosa con le prime luci dell’alba, ricordando il fenomeno dell’Enrosadira delle Dolomiti. Durante le giornate limpide tendono a confondersi con l’azzurro del cielo, apparendo come sospesi nell’aria in lontananza. Qualche volta si vestono a festa, imbiancandosi di neve, infondendo così la fiducia nella bontà della stagione calda che verrà, perché neve duratura significa abbondanza d’acqua per tutte le valli e la campagna marchigiana.
Sibillini, un nome che evoca il mistero e l’arcano. Secondo la leggenda, raccontata nel poema cavalleresco Il Guerrin Meschino, la Grotta della Sibilla, situata presso il monte omonimo, era la porta per un mondo magico. Le fate, governate dalla regina Sibilla, a volte scendevano presso i paesi sottostanti e avevano rapporti con gli abitanti, che potevano così lasciare il proprio mondo per entrare nell’altra dimensione. Altre leggende sono diffuse in questi luoghi, come quelle del Lago di Pilato, situato sul Monte Vettore a circa 2000 metri di quota. Secondo alcuni questo lago si formò nel momento in cui Pilato si lavò le mani. Secondo altri il suo corpo venne buttato nel lago come punizione eterna. Comunque venne sempre considerato un luogo maledetto, in cui maghi e veggenti venivano da ogni dove per propiziare i loro riti.

La terrazza naturale con il caratteristico affioramento di arenaria, presso Poggio di Pietra con i Sibillini sullo sfondo. Mi piace immaginare questo come un luogo magico, frequentato dalle fate della Sibilla
Il Grande Anello dei Sibillini è un percorso escursionistico lungo 124 km, che abbraccia l’intera catena montuosa e permette di godere appieno della bellezza dei luoghi e della cultura ad essi collegata. Nel presente itinerario ho cercato, per quanto possibile, di creare un anello simile, percorrendo tutta la catena, rimanendo su strada asfaltata. Ovviamente si tratta di un percorso molto impegnativo, che non può essere improvvisato e che, se si vuole portare a termine nell’arco di una singola giornata, necessita di una adeguata preparazione fisica. I chilometri sono 150. Il dislivello accumulato circa 3600 metri. Potrebbe essere il caso di prevedere più tappe. In questo caso pernottare in una delle piccole strutture perfettamente integrate nel paesaggio potrebbe aggiungere qualcosa a una delle esperienze ciclistiche più belle che si possano fare in questa zona.

Il bellissimo Sentiero dei Mietitori, lungo il Grande Anello dei Sibillini, con il Vettore sullo sfondo
In questo blog ci sono diversi itinerari che interessano i Sibillini. Alcuni hanno gia preso in considerazione le strade presenti in questo percorso. In quei casi gli articoli corrispondenti saranno citati. Chi vuole può anche usare gli altri itinerari per creare delle varianti interessanti. Ad esempio nell’anello non ho inserito la salita di Sassotetto, oppure la Laminox, semplicemente perché in tal modo avrei aggiunto dislivello e tanta fatica in più ad un giro già abbastanza impegnativo, ma tutto è possibile, per chi se la sente. Un’alternativa può essere anche il Giro delle Quattro Forche, proposto dai nostri amici di Salite delle Marche.

La spettacolare strada che dal Valico di Santa M. Maddalena scende a Pintura di Bolognola, una delle possibili varianti dell’Anello dei Sibillini, prevedendo la scalata di Sassotetto o della Laminox
Partenza fissata a Comunanza, ma ovviamente si può partire da qualsiasi località alle pendici dei Sibillini. Ci dirigiamo verso Amandola, superando la piccola asperità di Casa Tasso. La pendenza è molto agevole, perfetta per un riscaldamento. Da Amandola si prosegue per affrontare la prima fatica della giornata: l’ascesa al valico Rustici.
La salita è breve e facile, con un significativo aumento della pendenza nell’ultimo chilometro, ma va presa con calma. La giornata sarà lunga e dobbiamo preservare le energie e le gambe per ciò che verrà dopo. Inoltre probabilmente saremo partiti al mattino presto, per cui la temperatura sarà piuttosto bassa in questo momento ed è bene non sudare molto in previsione della discesa dopo il valico, dove ci si può raffreddare troppo.
Scendiamo e, dopo la rampetta di Cardagnano, arriviamo alle porte del bellissimo borgo di Sarnano, che ci accoglie mostrandosi sul colle alla nostra destra. Senza troppa difficoltà raggiungiamo il GPM. Poco prima, appena si entra in paese, sulla sinistra troviamo una fontana da cui l’acqua sgorga sempre fresca. Riempiamo la borraccia e ripartiamo per un tratto di saliscendi che ci conduce agli spazi aperti di Pian di Pieca, dove prendiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Fiastra e Bolognola. Il tratto successivo, fino al Santuario di Macereto, è già stato descritto in Macereto: l’altopiano incantato.
Presto il paesaggio si fa più angusto e lo sguardo più limitato. Entriamo così nella suggestiva valle del Fiastrone. Attraverso una delle strade più spettacolari dell’intera regione, ricavata da un taglio sul versante roccioso, si sale verso Monastero. La salita è abbastanza facile, se si esclude una rampa all’11% nel tratto iniziale. Sulla destra la bella vista sulla valle.
Dopo Monastero c’è un tratto in saliscendi. Incontriamo una galleria anti frana. Le sue finestre sono un punto privilegiato di osservazione sulla valle. La fermata è obbligatoria. Con una discesa tecnica arriviamo al Lago di Fiastra, con le sue acque dal colore turchese e le sponde verdeggianti. Superiamo San Lorenzo al Lago e, dopo una rampa di 500 metri al 10%, costeggiamo il lago dal versante nord, fino all’inizio della salita per Fiegni.
L’ascesa misura circa 3,5 km e risulta nel complesso agevole, anche se i tratti discretamente impegnativi non mancano. Verso metà salita la strada prima spiana, poi va addirittura in discesa fino alla bella Chiesa del Beato Ugolino. Successivamente si ricomincia a salire, osservando il lago sotto di noi. Attraversiamo il borgo di Fiegni attraverso stradine strette e raggiungiamo la SP58, che ci porta al bivio per Visso-Santuario di Macereto.
Inizia qui un tratto molto bello e panoramico: la salita di Campobonomo. La strada sale regolarmente, tra prati verdi e boschi. Presso l’agriturismo Le Casette la strada spiana. Si gira a sinistra per Cupi e la pendenza si fa impegnativa, circa 10%, ma dopo poco diventa molto più pedalabile. Non ci sono più alberi, ma solo campi e pascoli. Questo sarà il paesaggio, tipico dei Sibillini, che ci accompagnerà per un po’. Arriviamo al GPM presso il bivio per Nemi, poi si scende e si risale un po’ fino al borgo di Cupi, dove possiamo approfittare della fontana presente nel piccolo paese.
Si scende ancora, su un fondo stradale a volte sconnesso, fino all’inizio della bella e facile salita per il Valico Arette. Sono quasi cinque chilometri di ascesa molto tranquilla. Verso la metà appare sulla destra l’inconfondibile sagoma del Santuario di Macereto, che raggiungiamo presto. Una sosta è inevitabile. Il luogo ti sorprende. Un’oasi di pace e di serenità in mezzo alla natura selvaggia dei Monti Sibillini. Purtroppo il terremoto del 2016 è arrivato anche qua e qualche segno si vede ancora, ma la magia è rimasta intatta.
Superato Macereto la vista si apre sull’altopiano e la serenità dei suoi pascoli. Siamo completamente fuori dal mondo. Se non avessimo una bicicletta potremmo identificarci con un pastore di mille anni fa. Viaggiando verso il Valico Arette notiamo il maestoso Monte Bove, che si staglia davanti a noi. La discesa di Vallestretta, verso Ussita è tecnica e richiede attenzione, anche perché il fondo stradale è a volte dissestato.
Il borgo di Ussita purtroppo reca ancora i segni dei terremoti del 2016, ma dalla sua fontana, molto conosciuta da tutti i ciclisti della zona, sgorga ancora acqua freschissima, molto preziosa in vista della salita che ci prepariamo ad affrontare. L’ascesa a Frontignano, che, a questo punto del percorso, dopo 75 chilometri, si farà sicuramente sentire.
Sono più di sette chilometri. La pendenza media è del 6,5%, ma i primi 2,5 km sono facili. Successivamente abbiamo un segmento di quasi tre chilometri con pendenza media di 8,5%, in cui i tratti a doppia cifra non mancano. Poi la strada spiana per un po’ tornando ad essere impegnativa nell’ultimo chilometro, prima del GPM, a quasi 1200 metri di quota.
Ancora una discesa lunga e tecnica. Circa 7 chilometri, con fondo stradale non buono e tornanti secchi. Incontriamo il piccolo borgo di San Placido, dove troviamo anche una fontana, e continuiamo a scendere veloci fino a Castel Sant’Angelo sul Nera. Anche questo è uno dei borghi più colpiti dagli eventi sismici del 2016. Possiamo fare una piccola sosta per riempire la borraccia e prendere fiato, anche perché da qui parte la principale salita che affronteremo oggi: Forca di Gualdo.
Purtroppo la strada tra Frontignano e Castel Sant’Angelo sul Nera è attualmente interessata da lavori, per cui non è percorribile. L’alternativa è scendere a Visso e poi raggiungere Castel Sant’Angelo per la strada di fondovalle.
Ho pochi dubbi nel definire questa la più bella salita dei Sibillini. Sassotetto è la regina, la Laminox è la più cattiva, Forca di Presta da Pretare è estenuante, Forca Canapine da Arquata è facilmente pedalabile e panoramica. Forca di Gualdo è semplicemente perfetta. Quasi 10 chilometri di lunghezza, 7,7% di pendenza media, tanti tornanti, molti tratti a doppia cifra, ma soprattutto un panorama sempre più grandioso mano a mano che si sale e uno degli scollinamenti più spettacolari e suggestivi del mondo.
I primi seicento metri sono facili. Poi affrontiamo un tratto di 4,5 km con pendenza media del 9%. I tornanti si susseguono, senza tuttavia concedere significative tregue. In diversi punti si supera il 10%, fino a raggiungere la pendenza massima della salita: 13%. Poi la strada spiana per qualche centinaio di metri, per tornare ad essere impegnativa per un chilometro e mezzo, fino a Spina di Gualdo. Adesso le pendenze diventano molto più facili e possiamo goderci il panorama, che raggiunge l’apice della bellezza dopo la rampa finale al 10%, quando appare davanti a noi la vista del Pian Perduto, con Castelluccio sullo sfondo.
Sulla nostra sinistra troviamo la chiesetta della Madonna della Cona, purtroppo completamente devastata dal terremoto. A pochi metri una pietra scolpita, che ricorda la transumanza dei pastori con dei versi di Leopardi, e la freschissima fonte, dove ricordo belle soste, con ciclisti che si bagnavano completamente dopo la faticosa salita sotto il sole estivo. Avevo infatti l’abitudine di fare questo giro la prima settimana di Luglio, quando la famosa fioritura della lenticchia di Castelluccio è di solito al massimo del suo splendore. Ricordo la moltitudine di persone che si avventuravano qui in bicicletta. Ricordo la gente accampata per un picnic e ricordo i bambini giocare sul prato, in uno scenario unico. Purtroppo la strada è chiusa per lavori dal 2016, con qualche giorno di apertura nei fine settimana in estate, durante i quali è possibile percorrerla sia in auto che in bici. La pubblicazione di questo percorso è nel segno della speranza che riapra al più presto, perché molte attività e molte persone dipendono da essa.

“Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand’io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?”
Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia
Scendiamo verso il meraviglioso Pian Perduto cercando di non essere troppo distratti dal panorama. Superiamo il confine Marche-Umbria e affrontiamo la breve salita per il borgo più famoso e suggestivo del nostro itinerario: Castelluccio di Norcia.
Chi non è mai stato qui dovrebbe decidere di venirci. Il borgo, oggi quasi completamente distrutto, si trovava all’apice del colle, con le case ammassate l’una contro l’altra, come per difendersi dal freddo, che qui può essere davvero inclemente, con temperature tra le più basse registrate in Italia. Le sue mura erano piene di caratteristiche scritte in dialetto, realizzate con la calce e per certi versi “misteriose”, riguardanti fatti avvenuti in passato tra gli abitanti del luogo. Una delle prime cose che ho notato la prima volta che tornai qui dopo il terremoto è il fatto che uno dei muri più famosi per le scritte era rimasto in piedi, quasi a sfidare la natura. Quel muro è ancora lì, presso il piazzale dove ogni turista si ferma a mangiare qualcosa o ad acquistare i prodotti tipici dei Sibillini.
La lenticchia (lénta, come si dice qui) è il prodotto che più rappresenta Castelluccio. Chi viene da queste parti finisce di solito per comprarne almeno un sacchetto, ma vi assicuro che la cosa migliore è gustarla in un ristorante del posto, con la vista sui famosi campi in cui cresce, fiorisce e viene raccolta. La posizione di Castelluccio è unica. Un piccolo colle che si eleva nel mezzo di uno sterminato altopiano, frutto delle forze tettoniche legate alla formazione dei Sibillini stessi. Il Pian Grande, che osserviamo mentre lasciamo il borgo, sembra catturare la nostra vista, disorientando la nostra mente, che non riesce a comprendere appieno la sua immensità.
Completata la discesa, ci voltiamo a dare un ultimo sguardo al magico colle di Castelluccio ed affrontiamo l’ascesa a Forca di Presta. La salita è panoramica ed abbastanza agevole, ma insidiosa, per via della fatica che certamente avremo accumulato nelle gambe e, soprattutto, per la durezza della rampa finale: quasi un chilometro in cui la pendenza sale sempre di più, fino ad arrivare a 11% poco prima del valico.
Raggiungere il valico di Forca di Presta significa arrivare al punto più alto del percorso e prepararsi ad affrontare una discesa insidiosa per quanto spettacolare. Sul fianco del Vettore appare un taglio stradale che sembra una ferita della montagna. Un rettilineo di quasi due chilometri, interminabile in salita, spaventoso in discesa, con la pendenza sempre a doppia cifra. Il vento qui può essere anche forte e arrivare all’improvviso. Prendere velocità può dunque diventare rischioso e stressante, per cui consiglio di frenare spesso e di godersi il panorama, fantastico anche dopo, presso i tornanti.
Arriviamo al bivio per Pretare e prendiamo a sinistra per Montegallo. Una piccola e facile salita ci porta al Valico del Galluccio, a quasi 1200 metri di quota. Qui la vista si estende sulle colline praticamente fino al mare. Inizia una bella e divertente discesa di circa dieci chilometri, con tante curve e poca pendenza, con cui arriviamo nel Montegallo. Il borgo di Balzo merita una sosta, con la classica foto del Vettore dalla caratteristica terrazza.
Arriviamo al bivio per Piano, dove inizia l’ultima fatica della giornata. L’ascesa al Passo Pescolle. La salita misura quasi tre chilometri di lunghezza. La pendenza media non arriva al 6% e c’è un solo piccolo tratto al 10%. Tuttavia a questo punto del percorso anche una salita facile come questa non mancherà di mettere in difficoltà molti.
Raggiungiamo il GPM, dove inizia la strada di crinale che ci porterà fino a Croce di Casale. Prima si scende velocemente presso il piccolo borgo di Propezzano, dove godiamo di un’ottima vista sulla valle del Fluvione. Poi affrontiamo molti sali scendi, sempre sul crinale tra il fiume Aso e il torrente Fluvione, in cui si pedalerà veramente poco. La descrizione di queste strade, con tante varianti, è stata affrontata nell’itinerario Il Montegallo: boschi e borghi all’ombra del Vettore.
Presso Croce di Casale possiamo riempire ancora la borraccia alla fontana, prima di affrontare la bella discesa tecnica che porta alla strada di fondovalle SP86 Valdaso, con cui continueremo a scendere tranquillamente fino a Comunanza, il nostro punto di partenza.
Qui termina la nostra impresa. Abbiamo percorso, pedalando, l’intera catena dei magici monti Sibillini. Portiamo con noi la gioia e la soddisfazione di avercela fatta e sicuramente la voglia di scoprire altri percorsi su queste splendide montagne.
Se ti è piaciuto questo articolo ti chiedo di condividerlo con i tuoi amici tramite i pulsanti social presenti qui sotto. In questo modo darai il tuo contributo alla crescita di questo blog. Grazie.
Sono tornata oggi dal percorso, la strada che da Frontignano va verso Sant’Angelo è chiusa e anche passando lo sbarramento non è possibile procedere per la frana, quando si postano dei percorsi in maniera così dettagliata, bisognerebbe aggiornarli quando le cose cambiano in maniera così radicale….ho fatto più di 2 ore di macchina per arrivare a Comunanza per vedere vanificato il tutto ed avere potuto fare solo la parte meno spettacolare del percorso. Grazie ad un mio amico motociclista ho potuto raggiungere la macchina per poi tornare a riprendere la bici ad Ussita dove l’avevo lasciata. Non essendo del posto non ho potuto fare un percorso alternativo perché avevo perso già troppo tempo sia per fare Frontignano sia per cercare di capire se in bici si poteva passare. Quindi inviterei ad essere precisi fino alla fine.
Purtroppo devo dirti che hai ragione.
Proprio sabato scorso ho potuto constatare anche io il fatto che tu dici, dovendo rinunciare alla salita di Frontignano.
Ho pubblicato questo percorso sapendo che la strada per Forca di Gualdo da Castel Sant’Angelo non è sempre aperta (e l’ho indicato nell’articolo), nella speranza di una prossima riapertura, ma credevo che la variante di Frontignano fosse possibile.
Purtroppo non è così e di questo mi dispiace molto.
Non è la prima volta che capita che una strada indicata nel blog non sia percorribile per lavori o altri imprevisti. Quando ho informazioni in tal senso in genere provvedo a condividerle e se possibile ad indicare un’alternativa. In questo caso l’alternativa è passare per Visso e poi dirigersi a Castel Sant’Angelo sul Nera per il fondovalle. Capisco perfettamente il tuo disappunto e spero che tu possa tornare ad affrontare questo percorso meraviglioso in futuro, quando tutte le strade saranno finalmente riaperte.
Ciao, siamo un gruppo di cicloamatori e vorremmo fare questo percorso in tre tappe. Siamo persone abbastanza anziane e disponiamo di ebike, quindi non ci fa particolare paura la salita ma lo stato delle sedi stradali. Se non ho capito male, il percorso si svolge su strade asfaltate con un manto non sempre in buone condizioni.
Ciao Giuseppe. Le strade in oggetto non presentano grossi problemi. La strada per Macereto ultimamente è stata riasfaltata nei suoi tratti sconnessi. La discesa di Vallestretta richiede un po’ di attenzione, ma basta limitare la velocità. La strada di Frontignano era oggetto di lavori l’estate scorsa; credo che oramai dovrebbe essere a posto, ma se così non fosse si può evitare passando per Visso. I lavori sulla salita per Forca di Gualdo sono finiti. Qualche tratto un po’ dissestato si trova salendo dal Pian Grande verso Forca di Presta, ma siamo in salita e grosse difficoltà non ce ne sono. Insomma, non abbiamo le strade perfette del Trentino, ma credo che limitando la velocità nelle discese ci si possa godere questi luoghi senza problemi.
Buongiorno Fabio, siamo 4 ciclisti che intorno alla metà di luglio faranno in bdc il giro da te proposto. Chiedo solamente se il tratto di strada da Frontignano a Castelsantangelo sulNera è ora percorribile. Inoltre ti chiedo se tu consigli di percorrere l’anello in senso orario oppure antiorario. Ringrazio,Valeria
Ciao Valeria
Purtroppo pare che la strada che da Frontignano scende verso Castel Sant’Angelo sia ancora chiusa.L’alternativa rimane quella di non salire a Frontignano e passare per Visso.
L’anello è spettacolare in entrambi i sensi. Il senso orario è quello del giro classico della Granfondo dei Sibillini. Io preferisco l’antiorario perché mi piace la salita di Forca di Gualdo e lo splendido scollinamento di fronte al Pian Perduto.
In ogni caso il giro sarà impegnativo e indimenticabile. Buone pedalate!
Ciao, Vorrei fare il percorso suggerito nella giornata del 27 agosto, prenoterei una stanza a Comunanza come base di partenza e arrivo. Se possibile prima di prenotare vorrei sapere se tutte le strade indicate nell’anello sono percorribili o se ci sono problemi con frane etc. ( avrò una bici Gravel ). Grazie!
Ciao Alessandro.
Attualmente l’unica strada chiusa è quella che da Frontignano scende a Castel Sant’Angelo sul Nera. Quindi, una volta a Ussita, dovrai andare a Visso e poi verso Castel Sant’Angelo sul Nera per la strada di fondovalle. In pratica si salta la salita di Frontignano, ma il giro sarà comunque spettacolare.
Per il resto si rimane sempre su asfalto. Se hai la gravel ci sono belle varianti verso Castelluccio, ma poi il giro diventa molto impegnativo.
Ciao Fabio,
innanzitutto vorrei ringraziarti per il sito fatto molto bene che incoraggia a fare i percorsi che proponi. Capisco il disappunto di Stella quando ha scoperto che non era possibile passare tra Frontignano e Castel Sant’Angelo sul Nera ma mi sembra ingiusto prendersela con te – non è che puoi passare la tua vita a controllare che non ci siano lavori su tutti i percorsi che hai caricato.
Volevo anche dirti che oggi ho fatto l’anello dei Sibillini con la variante Sassotetto (bellissima salita bellissimi paesaggi). Sono partito dal bivio sopra Pretare dove si va a sinistra verso Forca di Presta o a destra verso Montegallo. Ero già partito con l’idea di salire a Frontignano da Ussita e provare a scendere a Castel Sant’Angelo. Arrivato a Ussita, ho chiesto ad un paio di persone se secondo loro si poteva passare, ricevendo una risposta positiva. Quando sono sceso, superando un cartello che diceva che la strada era chiusa, ho trovato delle persone che ancora lavoravano ed un capocantiere che si è arrabbiato (giustamente). Mi hanno comunque fatto passare (non è assolutamente difficile – solo un tratto sterrato) ma mi hanno anche fatto capire che i lavori non saranno terminati neanche quest’anno.
Ecco, questa è la situazione al 1 agosto del 2021.
Grazie ancora.
Lo so. Purtroppo anche quest’anno la salita di Frontignano non si potrà inserire nell’anello. Comunque anche passando per Visso il giro rimane spettacolare. Un saluto e buone pedalate!