Castelluccio, Luglio 2017. Oltre la zona proibita
Castelluccio di Norcia. Un borgo immerso nella magia di uno dei luoghi più spettacolari del mondo. Devastato dai terremoti del 2016, oggi tenta di ripartire, di tornare ad accogliere chi ama godere dei suoi paesaggi e i suoi prodotti tipici, primo tra tutti la famosa lenticchia. Dalla parte umbra un aiuto concreto è arrivato, con l’apertura della strada che collega il paese a Norcia. Purtroppo lo stesso non si può dire del versante Marchigiano.
Forse non tutti sanno che a cavallo tra le Marche e l’Umbria abbiamo anche noi una “zona proibita”, una sorta di area 51, dove non è possibile entrare nemmeno a piedi. Il divieto è entrato in vigore all’indomani della sequenza sismica che ha investito l’Italia centrale nella seconda metà del 2016. Si avvicinava l’inverno, c’erano stati terremoti che avevano causato la distruzione di interi centri abitati, si diceva che non c’era il tempo materiale di ricostruire o di dotare i pochi abitanti di strutture adeguate a sopportare le rigide condizioni climatiche che sarebbero arrivate. Così la gente del posto ha ricevuto l’invito (obbligatorio) ad allontanarsi dai propri luoghi per stabilirsi, temporaneamente, in posti più sicuri, in genere lungo la costa, presso strutture alberghiere generosamente messe a disposizione per il periodo invernale. Comunque, sempre pensando alla sicurezza dei cittadini, si è pensato bene di chiudere molte strade che potevano portare verso la zona.
Poi è arrivata la neve, abbondante forse come mai era stata in passato. Tanto abbondante che non si è potuto impedire che interi paesi rimanessero completamente isolati e senza corrente elettrica. Con la neve anche le valanghe hanno rivendicato il loro ruolo distruttivo. Il risultato è stato altri paesi isolati e strade chiuse.
Finisce l’inverno. La primavera sboccia, insieme alla speranza di ricominciare. Mai come nel 2017 le stagioni sono state una metafora della vita. Come è stato rigido l’inverno, allo stesso modo sembra piacevole la primavera e calda l’estate. Viene logico pensare “si riparte, si ricomincia, mettiamoci a lavorare per il futuro!”
Purtroppo non è cosi. La zona proibita rimane. L’Area 51 è ancora là e chi vuole andare a visitarla viene scoraggiato dal farlo. Tutti, vecchi abitanti del posto, curiosi, ma anche tutti quelli che erano soliti andarci semplicemente perché amavano quei luoghi. Infatti non si deve dimenticare che stiamo parlando dei Sibillini e di Castelluccio, un luogo unico al mondo, uno di quei posti che una volta che ti ci trovi non lo dimentichi più.
A Marzo avevo fatto un giro nel Montegallo. Durante quella pedalata, descritta in Terremoto. Montegallo quattro mesi dopo. Impressioni di fine inverno, mi ero reso conto dell’abbandono totale della zona. Mi aveva colpito particolarmente la chiusura di una strada che amo molto, dove c’erano ancora i resti di una valanga di qualche mese prima. Poco tempo fa ho rifatto il mio giro e ho potuto constatare con piacere che quella strada è stata riaperta, anche se le numerose frazioni sono oramai del tutto abbandonate. Ho raccontato questo bellissimo itinerario in Il Montegallo: boschi e borghi all’ombra del Vettore.
Ad Aprile ho voluto provare ad attraversare la zona proibita e sono arrivato in bicicletta al centro di Castelluccio. Era una giornata bellissima e, nonostante il colpo d’occhio della terribile distruzione che si era abbattuta sul vecchio borgo, avevo percepito una speranza. I trattori lavoravano sulla piana, un chiosco aveva ricominciato a fare da mangiare e qualcuno stava tornando. Avevo lasciato il paese convinto che a Luglio la gente sarebbe tornata ad ammirare la famosa fioritura della lenticchia. Avevo raccontato l’esperienza sulla pagina Facebook in questo post.
La fioritura c’è stata. Non bella, mi dicono, per colpa della grande siccità. Pochissima gente ha potuto recarsi sul posto. Le strade erano chiuse. L’unica riaperta era quella da Norcia, nonostante fosse fortemente danneggiata. Sicuramente il merito è della provincia di Perugia e del sindaco di Norcia, che hanno capito l’importanza di riaprire la via di comunicazione.
Fine Luglio 2017. Riparto per tornare in bici al paese di Castelluccio. La giornata è soleggiata e limpida. A Balzo di Montegallo un paio di attività di ristorazione hanno riaperto, anche se in moduli e sotto le tende. Tutto fa ben sperare. Poi, all’improvviso, scopro che la zona proibita si è estesa. L’ultima volta che ero passato di qua si andava tranquillamente fino al passo del Galluccio per poi trovare la transenna al bivio per Forca di Presta. Adesso la transenna è subito dopo Balzo. Un terzetto di asini mi vengono incontro passeggiando sulla strada chiusa. Non posso fare a meno di sorridere, ma è un sorriso amaro.
La discesa sul Piano Grande con Castelluccio sullo sfondo è sempre uno spettacolo che sembra coglierci impreparati. Ciò che mi colpisce sempre ogni volta che vengo qui è la grandiosità del paesaggio. Il cervello sembra fare fatica ad elaborare quello che gli occhi vedono. Gli spazi sono immensi e per quante foto abbia potuto fare nessuna riesce a restituire la sensazione dell’infinito che provo qui.
L’arrivo in paese è decisamente più rassicurante di quattro mesi fa. Le macerie sono ancora tutte lì. Di nuovo ci sono solo le transenne messe per impedire di accedere alla zona rossa. Quello che colpisce subito però sono le attività aperte. La norcineria, il negozio di prodotti tipici, il bar ristorante. L’apertura della strada da Norcia ha effettivamente riportato un po’ di vita quassù, come mi conferma la ragazza che mi serve il cappuccino.
La domanda che mi ritorna continuamente in testa mentre percorro la via del ritorno è: ma perché non riaprono la strada da Montegallo a Forca di Presta? Perché si continua a mantenere questa zona proibita? Perché non si fa tutto il possibile per far tornare la gente in questi luoghi bellissimi ed unici? Perché dobbiamo sentirci clandestini nei luoghi in cui abbiamo abitato o che abbiamo semplicemente amato?
Un abitante di Castelluccio mi ha detto: «Mi hanno mandato via nell’autunno scorso. Ho trascorso l’intero inverno al mare. Ho fatto il pecoraio per una vita, non mi ero mai allontanato tanto dalle mie montagne. Appena ho avuto a disposizione un camper sono tornato qui e non me ne andrò per nessuna ragione!».
Pedalando attraverso il Montegallo accade spesso di incontrare motociclisti che provano a salire verso Forca di Presta, come facevano fino all’anno scorso per arrivare ad osservare il panorama grandioso del Piano Grande e mangiare qualcosa a Castelluccio. Gli stessi motociclisti che nel fine settimana si fermavano spesso ai bar di Balzo per fare una sosta. Oggi di solito arrivano alla transenna per tornare indietro mestamente.
Si parla tanto di soldi, di denaro da stanziare o di quello raccolto che non si capisce che fine abbia fatto. Si parla della ricostruzione delle attività di Castelluccio sul Piano Grande, in una sorta di centro commerciale che già divide la gente tra chi è a favore e chi contro. Io non voglio parlare di soldi. La cosa che si può fare nell’immediato, che si deve fare, è dare la possibilità alla gente di tornare a godere di questi paesaggi e della magia di questi luoghi. La riapertura della strada da Montegallo sarebbe un segnale forte, il ripristino di una via di comunicazione molto importante tra la costa adriatica e questi luoghi incantati dei Sibillini.
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Hopefully the road to Castelluccio will soon be opened.
I hope too Bert