Le fate dei Sibillini
Le fate dei Sibillini. Un itinerario molto affascinante e completo, che ci porterà sulle colline a ridosso dei Monti Azzurri, su strade bianche silenziose e panoramiche, in mezzo a boschi inquietanti frequentati solo da taglialegna e cercatori di tartufi, per borghi caratteristici e su sterrati lungo il fiume Aso. Salite corte ma impegnative e discese divertenti. Alla fine la soddisfazione sarà grande, ma state lontani se avete paura del bosco…
Tabella riassuntiva del percorso | |
Lunghezza | 60,1 km |
Aumento di quota stimato che significa? | 1.600 m |
Quota minima | 392 m |
Quota massima | 972 m |
Pendenza massima | 17% |
Tabella chilometrica | tabella |
Traccia gpx tutorial | download |
Salite principali | |
Colle Sezza dalla SP105 | altimetria |
Monte Girone da Collina di Montefortino | altimetria |
Illice da Gerosa | altimetria |
Nasuto dalla SP237 | altimetria |
Castel San Pietro da Tavernelle | altimetria |
Lascia, Anna cara, il tedioso arcolaio/Tuo padre è sul colle, e la mamma tua dorme/Vieni con noi tra le rocce, lassù sul pendio/Intrecceremo una danza, attorno al roveto fatato…
Secondo la tradizione le fate dei Monti Sibillini si presentavano come avvenenti ragazze che di notte scendevano a valle per ballare il salterello con i giovani pastori. Questi ultimi, una volta entrati in contatto con loro, avrebbero abbandonando la condizione di semplici mortali ed investiti di una sorta di immortalità virtuale, che li avrebbe lasciati in vita fino alla fine del mondo, così come succedeva alle fate, ma costretti a vivere nel sotterraneo regno di Alcina (Mario Polia, “Tra Sant’Emidio e la Sibilla).
Il Tour delle fate è un tracciato per MTB che i bikers di Comunanza e dintorni conoscono molto bene. Ideato da Giuseppe Testa e sviluppato da Alessandro Corso e The Black Sheep MTB, ha dato luogo a una bellissima cicloturistica nel Settembre 2018 che speriamo si ripeta nei prossimi anni. Da assiduo frequentatore di quei luoghi non ho potuto resistere dal creare una mia versione “gravel” dell’itinerario, eliminando i passaggi più tecnici da MTB ed inserendo alcuni tratti in più in modo da allungare il percorso. Alla fine ne è risultato un itinerario comunque impegnativo per i numerosi strappi su strade brecciate, ma molto panoramico e spero piacevole.
Partenza da Comunanza, dove non mancano parcheggi e bar per la colazione. Dopo un paio di chilometri di riscaldamento, lungo la strada per Montefortino, troviamo una stradina brecciata sulla sinistra con un cartello che non può essere ignorato. La scritta recita “Tour delle Fate”. Naturalmente la prendiamo e affrontiamo subito la prima fatica della giornata, la salita di Colle Sezza.
Cominciamo bene, visto che abbiamo poco meno di due chilometri con pendenza media di poco inferiore al 10%! I tratti a doppia cifra sono davvero numerosi e qualche volta restare in piedi sulla breccia è un vero gioco di equilibrio. Ci innalziamo in poco tempo e la vista si allarga sulle colline e valli circostanti. Svalichiamo presso il piccolo centro abitato di Serra e la strada bianca lascia il posto all’asfalto.
Tiriamo un po’ il fiato, ma poco dopo si ricomincia a salire, verso Monte Pali. Siamo su asfalto ma è davvero difficile incontrare auto qui. La vista sui Sibillini si apre in tutta la sua spettacolarità e sentiamo che le fate sono vicine, particolarmente se ci troviamo qui alle prime ore del mattino.
… Fin che il mondo, girando, svela la sua rugiada/E le montagne arcane e i rivi nelle valli/Quando il chiarore giallo dello spuntar del giorno/Scioglie le nebbie e insieme dissolve quell’incanto…
Arriviamo al borgo di Collina di Montefortino, con la sua utilissima fontana. Qui finisce l’asfalto e inizia un bel tratto di strada brecciata. Si scende nel bosco. Il sole si copre e il silenzio è rotto solo dal rumore delle ruote. Si ricomincia a salire verso il GPM di Monte Girone. I Monti Azzurri sono una presenza costante. La bella Chiesa della Menderella, sulla sinistra, ci appare come un luogo fatato dove vale la pena fermarsi un attimo. Molti i tratti impegnativi. In particolare, poco prima del tornante a sinistra in prossimità di una casa, la breccia grossolana e la forte pendenza qualche volta mi ha costretto a mettere il piede a terra; difficile poi ripartire…
Si scende ancora per poi risalire, con le solite rampe al 14%, verso l’invaso artificiale di Monte San Giovanni. Avvicinandosi al GPM la vista si allarga ancora di più, fino ad assumere i contorni di uno spettacolo puro presso Poggio di Pietra. In prossimità di un tornante a destra, sulla sinistra si apre un prato dove è veramente difficile non fermarsi.
… Vieni, Oh fanciullo umano!/Vieni all’acque e nella landa/Con una fata, mano nella mano/Perché nel mondo vi sono più lacrime/Di quanto tu non potrai mai comprendere…
I Sibillini appaiono vicinissimi. Il Vettore, la Sibilla. Il Gran Sasso spunta dietro i Monti della Laga. L’affioramento roccioso di arenaria va a dare a questa terrazza naturale l’aspetto di un teatro o di un antico tempio. Immagino le fate e le loro danze seducenti nelle notti rischiarate dalla luna. Qualche pastore qui ha trovato sicuramente la via per un’altra dimensione.
Un chilometro e mezzo di bella e agevole strada bianca ci porta in vista del piccolo borgo di Ferrà. Al bivio troviamo l’asfalto e giriamo a sinistra, verso Montemonaco. L’ascesa è tranquilla e agevole. Il paese ci accoglie con la Sibilla sullo sfondo. Il bar sulla destra da poco riaperto dopo gli eventi sismici del 2016 ci invita a una sosta. Il forno spande nell’aria i suoi profumi di pane e di dolci e in Ottobre si sente odore di castagne. In Estate la fontana sulla sinistra raccoglie gruppi anche numerosi di ciclisti.
Attraversiamo Montemonaco e, dopo la foto di rito al Vettore presso la panchina più famosa dei Sibillini, affrontiamo la lunga, spettacolare e divertente discesa verso il Fiume Aso.
Subito dopo il bivio per Montegallo, lasciamo la strada principale per avventurarci in una stradina sterrata sulla destra. Entriamo nel bosco. I raggi di sole filtrano appena attraverso le foglie. La penombra ci avvolge. La stradina diventa un sentiero che cattura tutta la nostra attenzione, impedendoci di pensare alle presenze sovrannaturali che sicuramente si nascondono qui.
Seguiamo il fiume fino a San Giorgio all’Isola, dove finiamo nella bellissima strada bianca del Lago di Gerosa. Per circa quattro chilometri si costeggia il suggestivo lago, fino alla diga, presso la quale una foto con il Vettore sullo sfondo è d’obbligo. Un paio di rampe al 9% ci portano al piccolo centro abitato di Gerosa, dove ritroviamo l’asfalto con la salita di Illice. L’ascesa è mediamente impegnativa, con un paio di punte al 10%.
Il crinale fino a Croce di Casale è panoramico e piacevole. La discesa successiva è bella e tecnica. Dopo l’ultimo tornante prendiamo la strada bianca sulla destra, pronti per affrontare la suggestiva ascesa verso Nasuto.
Il primo tratto è abbastanza agevole, con un paio di rampette a doppia cifra. Poi la strada spiana e si intravede la chiesetta di Nasuto, che raggiungiamo poco dopo. Ancora una sorta di terrazza panoramica che invita ad una sosta per godersi il paesaggio. Subito dopo un tornante terribile e la pendenza schizza al 15%, rendendo impegnativa la strada fino al GPM, poche centinaia di metri più su.
Inizia adesso una decina di chilometri di stradina brecciata che si inoltra nel bosco, scendendo dolcemente verso Tavernelle. Ci si infila nelle valli profonde. Il bosco copre la vista. Qualche piccola salita con le solite rampe al 15% interrompe la discesa. Il silenzio diventa inquietante. Perdiamo qualsiasi punto di riferiferimento e le continue svolte ci fanno credere di esserci persi.
…Ma solenne è il silenzio della foschia d’argento/che assorbe i loro suoni in pace priva d’eco/E immoto si allunga il pendio nella sera/E più sognante ancor si fa la notte/Come note d’allodola cadute a una a una/Quando l’ombra del falco oscura il bosco aperto/Tacciono quelle voci, e restano nascoste/Nell’eccitato moto della nuova paura…
Fate e folletti ci osservano, sicuramente. Un capriolo attraversa la stradina e si getta nel bosco a pochi metri da noi. Era uno di loro? Probabile. Il borgo di Tavernelle arriva quasi come una liberazione, quando oramai eravamo sicuri di aver varcato la soglia magica e di non poter tornare più.
Superiamo il centro abitato con una rampetta tagliagambe e iniziamo la salita finale, su asfalto, verso Castel San Pietro. L’ascesa è tutto sommato agevole, se si escludono 350 metri a doppia cifra dopo il bivio per Palmiano. Una volta presa la Provinciale 93 le pendenze diventano veramente facili e si può godere della vista sui calanchi e sul Monte Ascensione sulla destra. Si scende un po’ sempre su asfalto per poi prendere a sinistra la strada bianca verso Quinzano. La discesa è piacevole e la vista sempre spettacolare.
Arriviamo alla strada per Comunanza, ma prendiamo la variante di Contrada Casali, da cui si gode la vista migliore sul colle di Montefalcone. Presso il fosso di Cenante il fondo stradale diventa brecciato per qualche centinaio di metri. Arriviamo alla rotonda della Valdaso e torniamo al punto di partenza con la consapevolezza di aver visitato pedalando il regno delle fate.
Le citazioni riportate nell’articolo sono state riprese da W.B Yeats, Fiabe Irlandesi; in particolare le ballate The Fairy Thorn (Il Biancospino Fatato) e The Stolen Child (Il Bambino Rapito).
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