Città di Fermo, da Lido ai vicoli del Centro Storico
Itinerario gravel molto bello e completo, con tantissime situazioni diverse. Lo sterrato con le pozzanghere in mezzo alla campagna presso il Fiume Tenna. L’asfalto silenzioso sulle colline verdi. I sampietrini e l’acciottolato del centro storico di Fermo. La discesa asfaltata e riposante verso la Val d’Ete. La salita sterrata di Contrada Santa Elisabetta. Gli acciottolati e le viette di Torre di Palme. Lo sterrato poetico sul mare di Marina Palmense…
Tabella riassuntiva del percorso | |
Lunghezza | 51,9 km |
Aumento di quota stimato che significa? | 870 m |
Quota minima | 0 m |
Quota massima | 325 m |
Pendenza massima | 18% |
Tabella chilometrica | tabella |
Traccia gpx tutorial | download |
Salite principali | |
Contrada Vallasciano dalla SP11 | altimetria |
Fermo Girfalco da Via S. D’Acquisto | altimetria |
Contrada Santa Elisabetta da SP206 | altimetria |
Abitare nel bellissimo angolo di mondo chiamato Marche presenta molti vantaggi. Oggi voglio parlare di quante situazioni si possono affrontare in un unico giro in bicicletta di poco più di 50 chilometri, restando praticamente sempre all’ombra del colle di Fermo, capoluogo dell’omonima provincia.
Domenica mattina. Freddo ma non troppo. Nuvoloso ma con il sole che ogni tanto si mostra rassicurante. E’ inverno, ma, grazie al nostro Monte Conero, la provincia fermana rimane quasi sempre al riparo dall’aria gelida proveniente dal Nord. Prendo la gravel ed esco. Il lungomare di Lido di Fermo è pressoché deserto. I turisti dei campeggi solo un ricordo vago dell’Estate. “Il mare d’Inverno è solo un film in bianco e nero visto alla TV…”. Oggi la famosa frase della canzone non sembra del tutto vera… anzi! A me che pedalo i colori dell’Adriatico sembrano più belli e interessanti che mai e non resisto alla tentazione di fermarmi un attimo ad ammirarli.
La pista ciclabile di Lido di Fermo è piacevole, ma decido di sfruttare la gravel e prendo subito per la striscia di prato adiacente la spiaggia. Proseguo, sempre tramite ciclabile, per Lido Tre Archi ,dove mi immetto nella Statale 16. Rimango sulla strada trafficata per poco, ma ciò mi consente di ammirare il Fiume Tenna dal ponte che divide il territorio fermano da quello di Porto Sant’Elpidio.
Giro a destra subito dopo il ponte e di colpo mi ritrovo in una stradina silenziosissima e alberata che costeggia il fiume inoltrandosi verso la Contrada Paludi. Presto l’asfalto sconnesso lascia il posto allo sterrato. Sulla sinistra i vivai. Nell’aria l’abbaiare dei cani.
Un breve tratto di strada provinciale, la SP11 Paludi, e giro di nuovo a destra, per una via che presto diventa una bellissima strada bianca, piena di pozzanghere, che descrive il perimetro dell’aviosuperficie, dove decolla continuamente l’aereo dedicato al paracadutismo, sport molto praticato ultimamente da queste parti. Sulla sinistra appare il colle di Fermo.
Attraverso la Contrada Paludi per una strada asfaltata. Presso una piccola rampa vedo davanti a me la terribile salita sterrata che porta alla Torre Matteucci, più adatta alla mountain bike che alla gravel. Ci penso un attimo. Sarà per la prossima volta. Tornando verso la Provinciale lo sguardo viene catturato dalla bellissima Chiesa di San Marco alle Paludi, un piccolo gioiello scelto da tante coppie di amici come luogo per il loro matrimonio.
Un piccolo tratto di provinciale e vado ad affrontare la prima fatica della giornata: la salita di Contrada Vallasciano. La prima rampa raggiunge la pendenza del 17%. Un cane mi guarda con aria interrogativa dalla casa a sinistra. La strada è asfaltata, ma il silenzio è totale. Il traffico praticamente assente. Le rampe si susseguono, alternate ai tratti di respiro, dove mi soffermo ad osservare la vallata e il cocuzzolo di Fermo, con la cattedrale che domina il territorio e sembra aspettarmi con aria quasi di sfida. Finisce la salita vera e propria. Una discesetta, poi una rampa impegnativa e torno sulla Provinciale, in località Tirassegno. E’ domenica e il traffico avvicinandomi a Fermo è veramente esiguo rispetto ai giorni lavorativi. Il riposo del tratto pianeggiante dura poco. Inizio a salire verso la sommità del colle. Dopo un paio di curve entro nel centro storico e l’asfalto lascia il campo ai sampietrini del Corso principale, oggi deserto.
L’arrivo a Piazza del Popolo è davvero suggestivo, con la luce del sole che illumina il famoso Palazzo dei Priori, mettendolo in contrasto con l’ombra che regna nelle vie. La piazza è spettacolare, ma non mi fermo. Mi aspetta il tratto più duro dell’ascesa, ma anche il più caratteristico. Passo sotto l’arco che conduce a Via dell’Università e giro subito a sinistra. Mi si presenta un vero e proprio “muro” a prima vista insormontabile. Poco più di 200 metri di acciottolato con piccoli gradini che rendono l’ascesa un vero e proprio gioco di equilibrio. La pendenza rimane sempre a doppia cifra, con punte al 18%. Un paio di curve strette rendono il tutto ancora più complicato. Per fortuna finisce presto e il piazzale del Girfalco si apre in tutto il suo splendore.
Da qui la vista è eccezionale. Un balcone naturale da cui osservo la costa e il Monte Conero. Il Duomo, che ho osservato da lontano non più di un’ora prima, adesso si erge maestoso sopra di me. Ho vinto la sfida. L’ho raggiunto e adesso sfioro le sue antiche mura. I numerosi alberi rendono il luogo ancora più suggestivo, particolarmente al tramonto.
Inizio la lunga discesa. Attraverso la bella Piazza del Popolo e prendo Via Giacomo Leopardi e poi Via Perpenti, sempre su sampietrini. Entro poi, attraverso un arco, in Via Cicconi, che, con il suo acciottolato, mi porta fuori dalle mura, di nuovo sull’asfalto.
Una piccola sosta presso la Fonte di San Francesco da Paola per riempire la borraccia con la sua acqua freschissima e ricomincio a scendere verso l’Ete Vivo. La discesa, presso la Contrada San Lorenzo, è riposante, anche se il fondo stradale non è dei migliori.
Attraverso la SP87 e mi inoltro in Contrada Camera di Fermo, dove mi aspetta l’ultima vera fatica della giornata. La salita brecciata di Contrada Santa Elisabetta. Sono circa quattro chilometri di strada bianca che, lungo un crinale molto panoramico, porta verso il borgo di Lapedona. La pendenza si presenta impegnativa solo su alcune rampe isolate. Mi godo questa ascesa osservando la vallata dell’Ete Vivo e il colle di Fermo adesso così lontano, un attimo fa così vicino.
Arrivo sull’asfalto della SP153 e subito scendo per una stradina dissestata sulla sinistra. Una rampa brecciata e ricca di solchi mi porta in Contrada Piermarano, dove inizio a scendere verso il borgo di Torre di Palme. Il borgo, frazione di Fermo, è un piccolo gioiellino. Le sue vie acciottolate, le fioriere, le sue chiese, la sua piazzetta, vero e proprio balcone sulla costa sottostante, il passaggio in uscita nelle sue mura con le finestre di avvistamento… Tutto concorre a rendere l’esperienza indimenticabile.
La discesa verso il mare è breve. Faccio un sottopassaggio per evitare l’attraversamento della Statale 16, qui molto pericolosa, ed entro nella frazione di Marina Palmense. Il giro volge al termine e, quando tutto sembra finito, con la malinconia che mi assale, scopro un altro luogo meraviglioso e poetico. La stradina sterrata rimane subito dietro gli scogli. Il mare, con le sue onde possenti, non può raggiungerla direttamente, ma ogni tanto qualche spruzzo arriva. Qui regnano la salsedine, il rumore delle onde e le grida dei gabbiani.
Arrivo dietro alla Chiesa di Santa Maria a Mare. Entro nel territorio di Porto San Giorgio e percorro il lungomare. Questa volta è davvero finita. Adesso non mi rimane che pensare al prossimo giro in bicicletta attraverso il meraviglioso territorio di Fermo.
Se ti è piaciuto questo articolo ti chiedo di condividerlo con i tuoi amici tramite i pulsanti social presenti qui sotto. In questo modo darai il tuo contributo alla crescita di questo blog. Grazie.