Gran Fondo dei Sibillini 2017: la cicloturistica della speranza
Certe manifestazioni assumono un significato che va oltre l’evento sportivo. E’ il caso della Gran Fondo dei Sibillini 2017, di Caldarola. La sequenza sismica del 2016, che ha portato la distruzione praticamente su tutta l’area dei Sibillini, aveva provocato, tra le altre cose, la cancellazione di questa gara meravigliosa, che sarebbe arrivata nel 2017 alla sua 27a edizione. In seguito l’organizzazione ha deciso che la manifestazione ci sarebbe stata lo stesso, anche se solo in versione cicloturistica. Ovviamente la notizia è stata subito accolta con gioia dai ciclisti oramai affezionati alla Gran Fondo, molto amata soprattutto per i suoi percorsi spettacolari.
La decisione di organizzare la cicloturistica a mio parere va ben oltre la voglia di pedalare una domenica insieme. E’ chiaro che si voleva dare un segnale forte di voglia di rialzarsi e di combattere l’abbandono di luoghi tanto belli quanto spietati. La scelta del percorso è stata significativa, con il passaggio in due località simbolo dei danni del terremoto e dell’abbandono: Visso e Ussita.
La voglia di tornare nei luoghi resi inaccessibili da molti mesi a causa di crolli o chiusura delle strade è tanta. I partecipanti saranno alla fine 550. Un buon numero, considerando il carattere esclusivamente cicloturistico dell’evento. La partenza totalmente alla francese ha fatto in modo da evitare la formazione di gruppi molto numerosi e allungati che avrebbero sicuramente disturbato la circolazione stradale in misura maggiore. Io mi sono presentato alla partenza insieme al gruppo ASD Bike Team Monti Azzurri, di Caldarola, alla fine risultato uno dei gruppi più numerosi.
Il racconto della giornata. Partiamo da Caldarola, il paese dei castelli, fortemente colpito dal terremoto del 30 Ottobre 2016. Attraverso la vecchia SS77 arriviamo a Maddalena di Muccia, dove prendiamo la SP209. Lungo questa strada, oramai poco trafficata, abbiamo la possibilità di osservare bene la distruzione provocata dagli eventi sismici, particolarmente durante l’attraversamento di Pieve Torina. Dopo la breve salita ad Appennino c’è la divisione dei percorsi. Il corto sale direttamente a Macereto per poi scendere al Lago di Fiastra e successivamente tornare a Caldarola per la strada della gola del Fiastrone (abbiamo percorso questa strada al contrario in Macereto: l’altopiano incantato). Il percorso lungo, che seguo anche io, prosegue per Visso.
Il passaggio a Borgo Sant’Antonio, con le sue case crollate e la chiesa fortemente danneggiata è il preludio all’entrata in Visso. Solo per questo giorno la strada che attraversa Visso è percorribile liberamente. E’ difficile descrivere l’emozione di entrare nella zona rossa di uno dei centri più colpiti dal sisma, nemmeno un anno prima uno dei più vitali, con tutti i suoi bar, ristoranti, negozi di prodotti tipici, dove i turisti si affollavano durante le giornate estive. Oggi entriamo in silenzio, quasi con un senso di colpa o comunque di inquietudine. Le voci allegre e spensierate che si sentivano fino a pochi minuti prima si smorzano. Tutti pedaliamo muti e con lo sguardo attonito. Solo lo scricchiolare delle gomme sull’asfalto coperto da fini detriti rompe il silenzio, accentuandolo.
Si va verso Ussita, dove ci aspetta un piccolo ristoro per prendere acqua e sali minerali. Io preferisco l’acqua della fontana, che scopro con sollievo funzionare ancora. Anche qui domina il silenzio e non posso fare a meno di pensare al 23 Luglio 2016, quando passai di qua l’ultima volta. Stavo percorrendo il mio giro dei Sibillini che faccio ogni anno e la fermata a questa fontana era obbligatoria prima di affrontare la salita di Frontignano. Quel giorno era pieno di gente in vacanza e si stava bene. Tutto sembrava sorridere. Non potevamo sapere che cosa si sarebbe scatenato di lì a poco.
La salita verso il Santuario di Macereto è bella e paesaggisticamente spettacolare, con il Monte Bove che sembra guardarci alle spalle. Anche il tratto successivo per Cupi e la discesa a Fiastra sono piacevoli, con panorami stupendi.
Arriviamo così al Lago di Fiastra e prendiamo la strada per Bolognola. In località Acquacanina, proprio presso una delle fonti migliori dell’intera zona dei Sibillini (che abbiamo descritto in Le sette migliori fontanelle dei Sibillini… e altre ancora ), c’è il bivio con il cartello che indica Piani di Ragnolo. Inizia qui il tratto più duro e più bello di tutta la giornata.
L’ascesa agli oltre 1500 m dei Piani di Ragnolo è lunga e spettacolare. Qualche tornante e qualche bosco all’inizio, poi interminabili rettilinei in mezzo ai prati scoperti. Il panorama è grandioso. La giornata è insolitamente fresca e questo aiuta. Poco prima dello svalico troviamo il ristoro, ma il vento freddo e le nuvole grigie che hanno coperto il sole sconsigliano di fermarsi a lungo. Preferisco proseguire e affrontare la meravigliosa discesa di Sassotetto.
Scendiamo a Sarnano. Proseguiamo per Pian di Pieca, poi Camporotondo, Belforte del Chienti e infine rientro a Caldarola. Per la verità avrei preferito scendere direttamente al Paese dei Castelli e attraversare la sua tristemente suggestiva zona rossa, ad oggi percorribile solo in auto. Probabilmente però non è stato possibile dal punto di vista organizzativo.
Rimane comunque una bellissima giornata, in cui tanti appassionati della bicicletta e di questi luoghi hanno mostrato il loro attaccamento al territorio e la loro voglia di non abbandonarlo. Per quanto mi riguarda nei prossimi fine settimana sarò fiero di pedalare sui Sibillini indossando la bellissima maglia tecnica del pacco gara, come se la cicloturistica non sia realmente finita, come se la speranza della ricostruzione continui a sopravvivere…
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