Le strade dimenticate della Val Menocchia
Tipico itinerario gravel nell’area della valle del torrente Menocchia, tra Cupra Marittima e Montalto delle Marche. Strade bianche, sterrati di campagna e asfalti silenziosi. Strade “dimenticate” che ci faranno scoprire luoghi lontani dalle attività umane, panorami mozzafiato e borghi senza tempo sulle tipiche colline marchigiane. Percorso comunque impegnativo, che, in circa 70 chilometri, accumulerà quasi 2000 metri di aumento di quota. Tanta la fatica, ma alla fine tanta sarà la soddisfazione.
Tabella riassuntiva del percorso | |
Lunghezza | 68,9 km |
Aumento di quota stimato che significa? | 1.900 m |
Quota minima | 2 m |
Quota massima | 487 m |
Pendenza massima | 18% |
Tabella chilometrica | tabella |
Traccia gpx tutorial | download |
Salite principali | |
Montefiore dell’Aso da Ponte Nina | altimetria |
Porchia dal torrente Menocchia | altimetria |
Contrada Cerqueto dal Rio Retemura | altimetria |
Contrada San Gregorio dal Rio Retemura | altimetria |
Contrada Tosciano dal Torrente Menocchia | altimetria |
Ripatransone da Contrada Ciapella | altimetria |
Si parte dal parcheggio del Museo Malacologico Piceno di Cupra Marittima, borgo arroccato su una collina a ridosso dell’Adriatico, che merita sicuramente una visita appena possibile. Per un paio di chilometri seguiamo la SS16. Presso l’hotel Il Contadino, a Marina di Massignano, giriamo a destra per prendere la stradina sterrata che corre tra la ferrovia e il mare. In località Ponte Nina svoltiamo a sinistra per il sottopassaggio, andando ad affrontare la prima salita della giornata.
Da Ponte Nina a Montefiore dell’Aso abbiamo una decina di chilometri quasi sempre in ascesa, per cui ho deciso di presentare un’unica altimetria. La pendenza media risulta molto bassa, 4,6%, ma i tratti duri non mancano. Il primo, a ridosso del viadotto dell’autostrada, è uno di quelli. Circa 700 metri di strada brecciata con pendenza che arriva al 18%. Poi si va su asfalto, presso Contrada Montecantino; il panorama è piacevole, si passa in mezzo ai vivai, ma le pendenze non mollano. Successivamente la strada diventa bianca e spiana un po’. Una discesetta ripida, da fare senza frenare per non perdere lo slancio verso la successiva rampa al 18%, poi di nuovo asfalto, presso la diga di Rio Canale.
Poco prima di arrivare a Massignano, prendiamo una stradina sulla destra. Ci ritroviamo in uno sterrato di campagna panoramico, presso Contrada Fonte Trufo, dove possiamo divertirci un po’ ad andare per campi. Ritorniamo su asfalto per affrontare l’ascesa finale verso Montefiore dell’Aso; circa 4 chilometri di cui il tratto più difficile è dato dai primi 500 metri, dove si raggiunge la pendenza del 15%.
Montefiore dell’Aso è annoverato tra i Borghi più belli d’Italia. Naturalmente il suo centro storico merita una piccola deviazione, come merita una sosta il suo belvedere sulla Valle della Menocchia. Montefiore è anche famoso per la sua Sagra della frutta. Un piccolo monumento presso il belvedere lo ricorda.
Giriamo intorno alle mura antiche e ci gettiamo in discesa per uscire dal paese. Questo tratto di strada è sempre all’ombra e il fondo risulta spesso parecchio umido o bagnato. In inverno potrebbe essere ghiacciato. L’attenzione quindi deve essere massima. Ci immettiamo nella SP58 e ci riposiamo un po’ lungo la facile discesa che ci porta alla chiesa di Santa Maria della Fede, dove iniziamo a salire dolcemente verso il borgo di Carassai. La vista spettacolare sulla Val Menocchia ci accompagna sempre sulla sinistra.
Superiamo il GPM di Carassai e iniziamo a scendere lungo la SP58. Dopo un paio di chilometri svoltiamo a sinistra in Contrada Casali, dove la strada diventa brecciata. In poco più di un chilometro scendiamo di quasi 140 metri. La pendenza è notevole, ma il fondo è abbastanza buono. Comunque occorre sempre fare attenzione mentre ci avviciniamo al fondo della valle della Menocchia. Qui percorriamo un tratto asfaltato un po’ sconnesso, che segue dolcemente il torrente, per un paio di chilometri, per poi imboccare una stradina brecciata sulla sinistra. Dopo il ponte inizia la salita per Porchia.
Il tratto su strada bianca è spettacolare. Quasi due chilometri con pendenza costante vicina al 10%, tornanti e vista sulle colline circostanti. Il silenzio è totale e la fatica si sente sorprendentemente poco. Arriviamo alla strada asfaltata e continuiamo a salire molto più dolcemente verso lo spettacolare borgo di Porchia. Il borgo è piccolo e meraviglioso. La visita prenderà pochi minuti, ma ne varrà sicuramente la pena. Obbligatoria anche una sosta al bar davanti al Torrione, che ha riaperto da poco.
Si riparte e dopo qualche centinaio di metri, in prossimità di una chiesetta, ci buttiamo a sinistra in discesa verso la Contrada Cerqueto e il Rio Retemura. La strada diventa subito brecciata, le pendenze superano il 20%, ma il fondo tiene bene. In un chilometro scendiamo di circa 120 metri. Subito dopo un agriturismo la strada spiana e possiamo goderci appieno il paesaggio e il silenzio. Ogni volta che passo qui sento l’obbligo di fermarmi per qualche minuto. Il luogo ha qualcosa di magico e rilassante. Ci si sente davvero fuori dal tempo, su una stradina dimenticata.
Dopo qualche centinaio di metri, la strada torna a salire. Sulla sinistra si sentono abbaiare i cani a guardia delle pecore. Li ho sempre sentiti, ma non li ho mai visti arrivare alla strada. Solo una volta ne ho incontrato uno qui, che non si è minimamente interessato a me. Comunque la possibilità di incontrare maremmani sulle strade marchigiane esiste, anche se, sapendosi comportare, il pericolo di essere attaccati e morsi non è così alto. Ho approfondito l’argomento in Cani. I migliori nemici dei ciclisti?.
La salita di Contrada Cerqueto è facile, pedalabile e rilassante. Ci fanno compagnia il silenzio e la vista sulle colline. Difficilmente incontreremo qualcuno qui. La pendenza è costante intorno all’8%, con una sola punta al 10%. In un paio di chilometri raggiungiamo l’asfalto di Contrada Maliscia, dove svalichiamo e iniziamo a scendere di nuovo verso la Menocchia.
Dopo circa un chilometro di discesa asfaltata svoltiamo a destra e affrontiamo una nuova discesa su strada bianca e ripida, con la quale raggiungiamo la SP22. Un paio di curve e arriva la bella e dura ascesa su strada bianca di Contrada San Gregorio di Ripatransone.
La salita è lunga poco più di 2 chilometri e mezzo. La pendenza media è del 7%. Inizialmente è pedalabile, con numerosi tornanti che la rendono molto piacevole. Poi, avvicinandosi all’agriturismo C’era una volta, la pendenza schizza al 16% e si fa sentire per circa 500 metri. Arrivando al GPM di Case Galieni ci si sente ancora fuori dal tempo, con il silenzio irreale e la vista che si perde verso le colline in lontananza.
La discesa di Contrada Case Rosse è bella e divertente. Il fondo è asfaltato, ma la strada è poco trafficata. Questo significa che è frequente trovarla sporca o coperta di foglie secche durante il periodo autunnale. Arriviamo ancora presso il fondo valle della Menocchia, dove prendiamo la strada in salita per Ripatransone. La salita di Contrada Tosciano è tranquilla, con asfalto buono. Ci si gode il paesaggio con a nord la vista di Montefiore dell’aso, in lontananza Campofilone. Tutto intorno le colline verdi. In circa tre chilometri arriviamo presso la Chiesa di San Giuseppe, dove prendiamo a sinistra per la Contrada S. Imero.
La discesa di S. Imero è veloce e divertente. Si viaggia tra ulivi e vigneti. Il colle di Ripatransone si staglia davanti, minaccioso, quasi ad occupare tutta la visuale. Arriviamo in fondo e prendiamo una stradina sterrata sulla destra.
La salita di Contrada Ciapella è una di quelle che non si dimenticano. Quasi tre chilometri con pendenza media vicina al 9%, massima 13%. Ciò che colpisce è la sensazione di solitudine. Il primo tratto è sterrato, coperto di erba, non transitabile dalle auto, al massimo da un fuoristrada. L’ultima volta che ci sono passato ho dovuto affrontare qualche metro di fango. La fatica si fa sentire, anche perché a questo punto del percorso ne abbiamo fatta già abbastanza. Con la scusa di una foto al colle di Ripatransone, sempre più vicino, ci fermiamo ad uno spiazzo e riprendiamo fiato. In qualche modo arriviamo all’asfalto della SP142 e continuiamo a salire verso Ripatransone, che raggiungiamo in un paio di chilometri.
Il centro storico merita sicuramente di essere visitato. Una sosta presso il bar-pasticceria e un giretto per i vicoli sono assolutamente obbligatori. Inutile stabilire una traccia. Meglio lasciare la libertà di scoprire da sé le viuzze e di trovare anche il famoso Vicolo più stretto d’Italia. Io sconsiglierei di attraversarlo in bici, anche perché il tratto finale presenta qualche scalino e secondo me la larghezza potrebbe essere inferiore all’ampiezza del manubrio, ma se ci provate fatemi sapere com’è andata!
Riprendiamo la SP23 e iniziamo a scendere, godendoci la vista spettacolare che arriva ai Sibillini e alle montagne abruzzesi del Gran Sasso e la Maiella. Dopo un paio di chilometri prendiamo a sinistra per Contrada S. Egidio. Cinque chilometri di discesa su strada bianca, a volte dissestata, fiancheggiata dagli alberi. Sullo sfondo davanti a noi si intravede il mare. Poi il fondo diventa asfaltato e si scende tranquillamente a Cupra Marittima. Poco prima della SS16 ci si infila in una stradina a sinistra per imboccare un sottopassaggio molto basso. Abbassiamo la testa e in pochi metri ci ritroviamo presso il lungomare, che prenderemo verso nord per ritornare al punto di partenza.
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