Il paradiso del cicloturismo ha un nome: Sibillini

 In Storie e impressioni

Le Dolomiti sono da sempre considerate il paradiso del cicloturismo. In particolare il Sellaronda è considerato da ogni ciclista un percorso da fare almeno una volta nella vita. Ma può esistere il paradiso senza silenzio? Possiamo apprezzare la montagna pedalando su strade invase dai motori? Un problema che in Trentino stanno cercando di risolvere, mentre è attualmente sconosciuto sui silenziosi Monti Sibillini.

 

Sto tornando a casa dopo una bellissima vacanza con la famiglia in Val di Fassa, più precisamente a Moena. Mentre guido mi abbandono ad alcune considerazioni. Da qualche anno a questa parte passiamo una settimana a Settembre in questa splendida località, considerata giustamente il paradiso del cicloturismo. Naturalmente ogni volta porto la mia bici con me e approfitto per fare qualche uscita sui mitici passi che hanno segnato la storia del ciclismo. Pordoi, Sella, Gardena, Falzarego, Fedaia… Nomi che fanno parte oramai della leggenda di questo meraviglioso sport. Nomi che rievocano imprese d’altri tempi, di quando il ciclismo non era un semplice sport, ma una lotta per la vita. I paesaggi sono spettacolari. Affrontando il percorso del Sellaronda (così viene chiamato il percorso attraverso i Passi Sella, Gardena, Campolongo e Pordoi), punto di forza della Maratona delle Dolomiti, non si può non rimanere a bocca aperta quando si arriva al Passo Sella, oppure al Passo Gardena. Il panorama dal Passo Giau è sicuramente qualcosa di indescrivibile, lo stesso quello dal Fedaia.

Uno degli ultimi tornanti del Passo Pordoi da Canazei

passo sella da passo gardena

La spettacolare vista del Passo Sella dal Passo Gardena

passo giau

Lo spettacolo del Passo Giau

La strada ciclabile della Val di Fassa rappresenta il sogno di ogni ciclista. Una via perfettamente asfaltata che fiancheggia costantemente  il Torrente Avisio, mantenendosi sempre ben lontana dalla Strada principale, dove transitano le auto. Si attraversano boschi, piccoli borghi, ponti di legno, prati con panchine e fontane ed aree con punti di ristoro dedicati ai ciclisti. A volte la strada ciclabile si immette in piccole stradine utilizzate anche dalle auto dei residenti, ma sembra che questi ultimi abbiano un occhio di riguardo per chi pedala, probabilmente perché sanno benissimo quanto sia importante il cicloturismo in queste zone.

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La strada ciclabile della Val di Fassa presso Moena

Allora? Siamo in paradiso? Non proprio. Anche il paradiso ha i suoi difetti e i suoi problemi. In questo caso il problema è rappresentato dal turismo stesso. Le Dolomiti sono riconosciute dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, come viene ricordato dai numerosi cartelli. Purtroppo non sembrano riconosciute come tali anche le bellissime strade che permettono di attraversare i suoi celebri passi. Il risultato è che è praticamente impossibile godersi il percorso del Sellaronda nel silenzio tipico della Montagna, poiché le sue strade sono continuamente percorse da automobili, pullman e rombanti motociclette di grossa cilindrata. Ogni giorno sembra esserci un raduno di una certa categoria di motori (Ferrari, vespe, bmw e chi più ne ha più ne metta). Aggiungiamo, oltre all’inquinamento acustico, quello atmosferico dei gas di scarico e la nostra esperienza in bici può facilmente diventare non così bella come dovrebbe essere. Anche le istituzioni si stanno accorgendo del problema, visto che per l’Estate 2017 il Passo Sella è stato chiuso ai veicoli a motore tutti i mercoledì, nella fascia oraria dalle 9,00 alle 16,00.

passo sella

Il Passo Sella

Personalmente quest’anno, dopo aver percorso il Passo Pordoi da Canazei per andare a scalare il Fedaia (come ho raccontato in Il Passo Fedaia da Caprile), ho deciso per la prima volta di non fare il Sellaronda, preferendo andare verso i meno trafficati, ma comunque bellissimi passi Valles e Lavazè.

Durante le pedalate dolomitiche non ho potuto fare a meno di pensare ai miei amati Sibillini. Ai suoi panorami, forse meno grandiosi, ma non meno belli. Alle sue salite, certamente non meno impegnative, anche se meno famose. Ai suoi borghi caratteristici, anche se colpiti duramente dagli eventi sismici del 2016. I Sibillini, le montagne che noi del posto amiamo definire Le nostre Dolomiti! Ero lì, sulla bicicletta, nel paradiso del cicloturismo e qualcosa mi mancava, qualcosa a cui sono abituato. All’inizio non ho capito di cosa si trattava. Mi ci è voluto un po’, ma poi ho capito… Il Silenzio.

I Sibillini dal valico presso i Piani di Ragnolo

Il silenzio totale che mi avvolge durante la scalata di Sassotetto, oppure quella ai Piani di Ragnolo, durante la quale ascolto solo il mio respiro o il verso di qualche rapace. Il silenzio che ascolto volentieri quando, al termine della salita, mi fermo al bordo della strada e mi metto ad osservare le altre montagne o l’azzurro del mare all’orizzonte, 1500 metri più in basso. Il silenzio, rotto solo dal vento, che in qualche occasione sembra manifestarsi come in Il respiro della Montagna. Il silenzio che mi accompagna quasi per tutti i 70 chilometri di un giro nel Montegallo, proprio sotto il Monte Vettore.

forca di presta

Passaggio a Forca di Presta

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La spettacolare vista sul Pian Perduto e Castelluccio al passaggio di Forca di Gualdo

Certo, la nostra organizzazione turistica, particolarmente per quanto riguarda il cicloturismo, non è paragonabile a quella del Trentino. Le condizioni delle nostre strade purtroppo non si avvicinano alla perfezione di molti passi dolomitici, come ad esempio il Passo Rolle da Predazzo. Molto spesso il fondo stradale delle nostre strade di montagna è abbastanza sconnesso, anche se non mancano piacevoli eccezioni, come la bellissima discesa da Sassotetto a Sarnano. I terremoti del 2016 hanno certamente contribuito a creare ulteriori problemi in questo senso. Nonostante questo, facendo un po’ di attenzione e moderando la velocità, le nostre discese possono risultare comunque piacevoli e poco “stressanti”, non avendo sempre un’automobile attaccata dietro…

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I tornanti di Sassotetto

Le nostre strade di fondovalle sono molto pericolose perché molto trafficate, anche da mezzi pesanti, e non sufficientemente larghe. Sicuramente puntare sul cicloturismo come risorsa significherebbe prendere in considerazione la realizzazione di strade ciclabili sul modello di quella della Val di Fassa e Fiemme. Nell’attesa che questo avvenga possiamo percorrere le strade dei crinali, che, passando da colle a colle, ci permettono di osservare da vicino una miriade di borghi caratteristici e di conoscere così la storia di questa parte d’Italia, che nel passato ha sempre interessato più la collina che le valli e la costa.

Il bellissimo borgo di Montefortino

Mi ritrovo a fantasticare di una Strada ciclabile della Valdaso, che corra vicino al fiume, lontano dalla pericolosa e rumorosa SP238, magari con qualche piccola salitella sui fianchi delle colline, in mezzo ai boschi. Penso a famiglie che pedalano dalla nostra bella costa verso le colline, magari con una bici a pedalata assistita. Immagino i parchi giochi e i luoghi di ristoro lungo la strada… Chissà che forse un giorno questo non possa diventare realtà.

Si scende verso il mare da Lapedona

Lascio le Dolomiti percorrendo l’autostrada del Brennero. Poco prima di Verona mi assale la tristezza e la malinconia, sensazioni tipiche che accompagnano sempre il mio distacco da quelle bellissime vette. Parallelamente però, torna in maniera prepotente la voglia e il rinnovato entusiasmo di tornare a pedalare sulle montagne di casa, non così perfette e spettacolari, ma sempre accoglienti e generose con chi le sa apprezzare.

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