La strada della Sibilla
L’ascesa al mitico Monte Sibilla lungo la sua spettacolare e criticata strada. Un’esperienza unica, tra le più affascinanti da fare nell’area dei Sibillini. La vista sulle valli dell’Aso e del Tenna. La sensazione di trovarsi in un mondo magico e fatato. La soddisfazione di arrivare ben oltre i 2000 metri di quota. Benvenuti nel regno di Sibilla e delle sue Fate!
Tabella riassuntiva | |
Lunghezza | 12,16 km |
Aumento di quota | 1140 m |
Perdita di quota | 4 m |
Quota minima | 975 m |
Quota massima | 2111 m |
Pendenza media | 9,4% |
Pendenza massima | 18% |
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Sibilla, la regina di un mitico regno sotterraneo fuori dal tempo, a cui si accedeva tramite la famosa grotta, spesso per non tornare più. Sibilla, la sacerdotessa che prediva il futuro. Sibilla, la maga accompagnata dalle Fate, misteriose creature che scendevano a valle per incontrarsi con i pastori, apparendo loro come donne bellissime. Sibilla, la regina che poteva essere benevola o terribile e che incuteva timore agli abitanti di queste terre bellissime e spietate. Ho già parlato della leggenda in Le fate dei Sibillini e in L’Anello dei Sibillini.
Oggi Sibilla è solo il nome di una montagna, ma non una montagna qualunque. Il fascino della sua leggenda e delle sue storie misteriose sopravvive e difficilmente si può salire sui suoi fianchi senza rimanerne suggestionati. Sicuramente un ruolo importante viene esercitato dai repentini cambiamenti delle condizioni atmosferiche. Qui in un attimo si passa dal cielo azzurro alla nebbia fittissima e alle nuvole nere e tempestose. Il vento si alza all’improvviso, passando dalla quiete più assoluta alla bufera più spaventosa. In pochi minuti dall’essere accaldati e sudati ci si ritrova con i brividi di freddo gelido.
Sibilla la Montagna mi appare comunque come una divinità femminile dal carattere forte, a volte capriccioso, sicuramente da trattare con rispetto. Ella può accoglierti, ma difficilmente ti renderà le cose facili. Tenterà di dissuaderti, di farti cambiare idea, di obbligarti a girare e tornare indietro, inducendoti a pensare che stai facendo una grossa stupidaggine ad avventurarti lassù, nel suo regno. Non posso fare a meno di pensare che l’apparente ostilità di Sibilla nei confronti del viaggiatore sia anche dovuta alla realizzazione, negli anni ’60, della strada che da Collina di Montemonaco porta fino alla sua cresta. La strada appare come una vera e propria ferita che attraversa a zigzag tutto il versante sud. Alcuni l’hanno definita un inutile sfregio. Difficile non essere d’accordo e non sentire, percorrendola, di provocare in qualche modo una sofferenza alla nostra Dea Montagna.
L’idea che mi frullava in testa da tempo era quella di salire fino in cima con la mia bici gravel. Diverse volte ci avevo provato, ma Sibilla, in diversi modi, mi aveva sempre respinto. La prima volta avevo tentato con una vecchia bici da ciclocross e mi ero fermato dopo il Rifugio Sibilla, dove la breccia diventava troppo grossa per i miei rapporti e le mie gambe. Ci avevo riprovato, fermandomi stavolta a quasi 1800 metri di quota, in vista della famosa Corona. Poi ero andato con la nuova gravel, molto più adatta, ma ero partito dal mare e avevo girato presso il Rifugio Sibilla, a quota 1540 m, perché mi ero reso conto che proseguendo non sarei riuscito a tornare a casa prima di notte. In una bella giornata di Inverno ho anche tentato di affrontare la strada parzialmente innevata. Purtroppo mi sono dovuto arrendere alla fatica di spingere le ruote che affondavano, come sulla sabbia.

Sul tratto finale della salita con la bici da ciclocross. Appare la caratteristica Corona della Sibilla
Avevo tentato. Non avevo raggiunto l’obiettivo finale, ma non avevo mai finito per sentirmi deluso. Ogni volta avevo provato sensazioni diverse, sempre bellissime. Avevo condiviso l’ascesa con un amico. Avevo provato la bellezza della completa solitudine nella natura. Avevo incontrato amici virtuali dei social che nel mondo magico di Sibilla erano diventati persone reali. Sentivo come mai prima che il senso del viaggio è nel viaggio stesso e non nella destinazione.
Così, in un bel sabato di inizio Giugno, parto per l’ennesimo tentativo, consapevole che, per quanto mi possa impegnare, Sibilla potrebbe rifiutarmi ancora una volta. Il cielo è limpido, di un azzurro intenso e privo di nuvole. La tranquilla ascesa da Comunanza a Montemonaco è già uno spettacolo, con i Sibillini che si rispecchiano nel Lago di Gerosa.
Subito dopo Collina di Montemonaco, sulla sinistra, inizia la strada bianca. Il cartello marrone recita “Monte Sibilla”. Comincia l’ascesa. L’altimetria della salita incute timore. I dati parlano chiaro: lunghezza 12,2 km, guadagno di quota 1140 m, pendenza media 9,4%. Cerco di non pensarci mentre riempio la borraccia presso la fresca e panoramica fonte sotto la strada nel tratto iniziale. In cuor mio spero che la prossima fonte, quella presso il Rifugio Sibilla, sia aperta, perché altrimenti potrei finire l’acqua prima di arrivare alla cima, aggiungendo un’altra difficoltà. Intanto qualche nuvoletta bianca si è formata presso la cima della montagna. Speriamo bene!
Ben presto la pendenza inizia a salire: 12%, 13%, poi 14%. Il fondo stradale però sembra buono. Gli alberi creano una piacevole ombra e i tornanti si susseguono, aiutandomi psicologicamente. Riesco a prendere un buon ritmo e salgo con evidente soddisfazione. Intanto la vista sulla strada percorsa e sulle colline fino al mare mi mette addosso la solita piacevole euforia.
Arrivo al Rifugio Sibilla, a quota 1540 m, e scopro con piacere che l’acqua sgorga, anche se debolmente, dalla sua fonte. Ne approfitto per rifiatare qualche minuto e riparto senza pensarci troppo. Nel frattempo le nuvole si sono ingrandite, diventando grigie e minacciose. Prego a bassa voce Sibilla che non mi respinga con una delle sue tempeste improvvise.
Inizia un lungo rettilineo, di un paio di chilometri. Questo è il taglio che si vede anche dal Gran Sasso. La ferita principale sul fianco di Sibilla. Lo percorro come in punta di piedi per non disturbarla. Il sole non si vede più. Avverto qualche brivido per un’improvvisa folata di vento fresco sul mio corpo sudato. Una breve e durissima rampa al 18%. Sibilla mi sta mettendo alla prova. Non demordo, coccolandomi con la vista sulla sinistra, l’ultima parte della valle dell’Aso, con Foce di Montemonaco in basso.
Finisce il rettilineo, presso il bivio per il Rifugio della Banditella. Un paio di tornanti difficili, con pendenza sopra il 10% e con la breccia che diventa grossolana e insidiosa. A un certo punto incontro una frana, presso la quale la strada ha ceduto. Mi metto la bici in spalla e la supero camminando. Ascolto le pietre che ruzzolano in basso nel silenzio totale.

Il punto in cui la strada è franata. Qui ci si carica la bici in spalla e si prosegue a piedi per qualche decina di metri
Proseguo. La strada adesso è veramente difficile. Le pietre diventano sempre più grosse e rendono l’ascesa un continuo gioco di equilibrio. L’affanno si sente ancora di più a causa dell’altitudine. Siamo quasi a 2000 metri sul livello del mare. La nuvola grigia sta invadendo tutto lo spazio visivo. Il panorama scompare. Sono solo, con Sibilla.
Ancora un paio di tornanti e ancora pendenze che superano il 10%. Poi un rettilineo finale, in cui il fondo migliora considerevolmente. Un’ultima svolta a destra e sono su uno spiazzo erboso. La fine della strada. La vista si apre anche sulla valle del Tenna. C’è un sentiero sulla destra. Lo prendo, un po’ pedalando, un po’ con la bici in spalla, e dopo qualche centinaio di metri sono sulla cresta, oltre i 2100 metri di altezza. La foto è obbligatoria. A sinistra il sereno, a destra la nuvola grigia. L’immagine fisserà per sempre un momento meraviglioso. Grazie Sibilla!
Rimango un po’ a godermi il silenzio e la vista spettacolare. Non voglio che finisca. Poi alla fine mi decido a tornare indietro e ad affrontare la discesa, bella, lunga e a volte impegnativa, perché con Sibilla niente è facile, niente è scontato, ma tutto è speciale. Provare per credere!
Recentemente, all’inizio di Novembre 2020, sono salito ancora sulla cresta della Sibilla. La giornata era a dir poco meravigliosa. L’azzurro del cielo dominava sulle foschie che si vedevano in lontananza verso il mare e le colline. Il vento era assente e la temperatura perfetta. Insomma, uno dei rari giorni in cui Sibilla sembra essere lì ad accoglierti e coccolarti. Avevo con me la mia GoPro ed è venuto fuori questo video, che racconta una delle pedalate che di certo non dimenticherò mai. La musica, che avevo già in testa mentre salivo, è la bellissima Angel’s Wings di Diego Mercuri, mio amico ed amante dei nostri Sibillini.
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Grazie Fabio per aver condiviso questa esperienza
Grazie a te. Ci si vede per strada!
Ciao, con che rapporto sei saluto?
Avevo 30 davanti e 34 dietro, ma non mi sarebbe dispiaciuto avere qualche pignone in più!