Tirnanog (Tir-na-n-Og). La magia dei Monti Sibillini.

 In Storie e impressioni

C’è un paese chiamato Tir-na-n-Og (Tirnanog), che significa il Paese dei Giovani perché vecchiaia e morte non l’hanno scoperto; né vi si sono avvicinate lacrime o forti risate. I boschi più ombrosi lo ricoprono in perpetuo. Un uomo vi si recò e ne è ritornato. Il bardo Oisin, che andava vagando su un bianco cavallo, muovendosi sulla superficie della spuma con la sua fatata Niamh, ci visse trecento anni e poi tornò per cercare i suoi compagni. Nell’ attimo in cui toccò terra con il piede, i suoi trecento anni gli caddero addosso e si piegò a metà e la sua barba spazzò il terreno. Prima di morire descrisse a Patrizio il suo soggiorno nella Terra della Giovinezza. Da allora molti l’hanno vista, in diversi luoghi: alcuni nelle profondità dei laghi da dove hanno udito levarsi un vago suono di campane; i più l’hanno vista lontano all’orizzonte, mentre scrutavano dalle scogliere occidentali. Neppure tre anni fa un pescatore ebbe l’impressione di averla scorta. Non appare mai se non per annunciare qualche sconvolgimento nel paese…             W.B.Yeats Fiabe Irlandesi

Quante volte pedalando faticosamente lungo le strade che si inerpicano su per i Sibillini o scendendo per i tornanti assolati o attraverso i boschi ombrosi mi è venuto in mente Yeats e la leggendaria Tirnanog!

Eppure lo avevo letto molti anni fa, quando ero studente a Bologna e non avevo ancora la passione per la bicicletta! In realtà il ciclismo con i suoi eroi ha esercitato il suo fascino su di me fin da bambino, ma questa è un’altra storiaAllora, com’è possibile che una cosa letta vent’anni prima, che comunque mi aveva colpito, mi ritorna in mente adesso, in una situazione assolutamente diversa? Qual è l’associazione che ha partorito la mia mente?

Potrei pensare alla natura selvaggia dell’Irlanda, le colline con i prati verdi, i boschi, le sue valli e i suoi fiumi… paesaggi che in certe condizioni atmosferiche i Sibillini possono sicuramente rievocare.

La presenza di castelli, di antiche torri di guardia, ma anche di rovine di vecchie case dopo il recente terremoto possono ricondurre la mente a luoghi leggendari come Tirnanog, se osservati con una particolare luce…

propezzano terremoto

Stessa cosa si potrebbe dire dei miti e le leggende. La nostra maga Sibilla potrebbe tranquillamente far pensare a uno degli esseri soprannaturali che Yeats descrive nelle sue Fiabe. D’altra parte, pedalando nel silenzio assoluto sulla strada che da Rubbiano porta a Isola San Biagio, in un pomeriggio di fine estate, col vento che si alza all’improvviso, non si può non sentire qualche brivido lungo la schiena, dovuto di certo non alla temperatura esterna… Proprio lì, lungo quella salita, raccontata in Il respiro della montagna. La Sibilla e Isola San Biagio, un giorno mi ha attraversato la strada un capriolo a non più di dieci metri di distanza, silenzioso, improvviso, rapido, tanto da lasciarmi il dubbio che fosse reale!

isola san biagio, sibilla, sibillini

Sono stato in Irlanda nel 1991. Ricordo di aver conosciuto gente, anche giovane, che credeva sinceramente nell’esistenza di gnomi e folletti. In quell’occasione, in quelle circostanze, in quei luoghi io, che ridevo e mi prendevo gioco delle superstizioni in genere, non me l’ero sentita di ridicolizzarli, nemmeno dentro la mia testa. Suggestione? Forse. Ma che cos’è che determina la suggestione? Probabilmente certi luoghi che hanno in sé qualcosa di magico… oppure semplicemente la nostra mente, che, per qualche strano motivo, si sintonizza con essi.

Ma si devono creare le condizioni. Credo che qualsiasi cosa acquisti un valore diverso a seconda del modo in cui la osserviamo. La stessa canzone ci provoca sensazioni molto diverse in relazione al nostro stato d’animo. Stessa cosa vale per molte opere d’arte. Perché non dovrebbe valere lo stesso per un panorama?

Ho moltissimi luoghi del cuore lungo le strade dei Sibillini (e non solo lì!). In questo articolo ho inserito alcune fotografie scattate durante le mie pedalate in bicicletta. Sono però sicuro che gli stessi posti, visti dal sedile di un’automobile o per qualche minuto dopo essere scesi dall’auto o dalla moto, non mi darebbero le stesse sensazioni.

No, quelle sensazioni, quella sintonizzazione, quel godimento vanno conquistati. La pedalata, la fatica, il sudore che ti scende dalla fronte e ti brucia gli occhi sono una sorta di catarsi che ti prepara a “vedere” la magia dei luoghi. Non ci può essere ricompensa migliore. Questo è ciò che mi spinge a fare le mie pedalate in montagna. Probabilmente la stessa cosa vale per chi scala le pareti verticali per arrivare in vetta. Qualcuno chiese all’alpinista inglese George Mallory:«Perché scalare l’Everest?». La risposta fu:«perché è là!»

E allora, dov’è Tirnanog? Dove si trova il luogo dell’eterna giovinezza? Probabilmente ovunque e da nessuna parte. È uno stato mentale. Una condizione beata nella quale riusciamo ad entrare anche per mezzo di una bella pedalata e che perdiamo al nostro rientro, quando, come il bardo Oisin, scendiamo dal nostro cavallo, la bici, e tocchiamo terra, tirandoci addosso improvvisamente tutta la realtà della vita.

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